Alla Ricerca del tempo perduto
E appena ebbi riconosciuto il sapere del pezzetto di “maddalena” inzuppato nel tiglio che mi dava la zia (pur ignorando sempre e dovendo rimandare a molto più tardi la scoperta della ragione per cui questo ricordo mi rendesse così felice) subito la vecchia casa grigia sulla strada, nella quale era la sua stanza, si adattò come uno scenario di teatro al piccolo padiglione sul giardino, dietro di essa, costruito per i miei genitori (il lato del tronco che solo avevo riveduto fin allora); e con la casa la città, la piazza dove mi mandavano prima di colazione, le vie dove andavo in escursione dalla mattina alla sera e con tutti i tempi le passeggiate che facevano se il tempo era bello. E come in quel gioco in cui i Giapponesi si divertono a immergere in una scodella di porcellana piena di acqua dei pezzetti di carta fin allora distinti, che, appena immersi, si distendono, prendono contorno, si colorano, si differenziano, diventano fiori, case, figure umane consistenti e riconoscibili cos’ ora tutti i fiori del nostro giardino e quelli del parco di Swann, e le ninfee e della Vivonne e la buona gente del villaggio e le loro casette e la chiesa e i suoi dintorni, tutto quello che vien prendendo forma e solidità, e sorto, città e giardini, dalla mia tazza di thè
Marcel Proust, Alla Ricerca del tempo perduto. La strada di Swann